Ci aspetta una “Grosse Koalition” alla tedesca?

Grosse Koalition?

Grosse Koalition?

Se da subito eravamo certi che l’esito delle elezioni sarebbe stato ininfluente, dal momento che appare evidente che il prossimo governo, chiunque sia chiamato a presiederlo, non potrà fare altro che continuare nella politica iniziata dal governo tecnico guidato da Mario Monti, così come vogliono i vertici della UE e la grande finanza internazionale e nazionale, oggi siamo addirittura convinti che si potrebbe anche fare a meno di organizzarle queste elezioni, risparmiando anche un bel po’ di soldini, che di questi tempi non è mai una brutta cosa fare.A cosa serve infatti andare ad elezioni se tutti i partiti, o almeno i maggiori, presentano lo stesso programma politico? Perché questo è accaduto in questi primi giorni di campagna elettorale, che tutti i principali candidati al ruolo di premier sono finiti per convergere sullo stesso programma politico consistente nei seguenti punti principali;

  1. Ridurre la pressione fiscale;
  2. Abolire o rimodulare l’IMU;
  3. Rilanciare l’economia e ridurre la disoccupazione riducendo le tasse alle imprese.

A questo punto appare evidente l’inutilità di tenere nuove elezioni, se tutte le forze politiche sono concordi sugli obiettivi da perseguire. La soluzione è già pronta: un bel governo di unità nazionale, o Grosse Koalition per dirla alla tedesca.

Naturalmente la nostra è solo una provocazione, anche se la prospettiva di un governo di unità nazionale è una soluzione tutt’altro che impossibile, ma non per la volontà dei partiti di lavorare tutti insieme per contrastare la crisi economica, quanto per l’impossibilità di formare un governo con una maggioranza stabile dopo il risultato delle prossime elezioni, che appaiono sempre più dall’esito incerto.

Per la verità l’appiattimento di tutti i partiti, perfino quello del premier uscente Monti, sul programma propagandato in questi giorni da Silvio Berlusconi  in tutti i canali televisivi, la dice lunga sullo stato sia della politica Italiana sia sulla situazione finanziaria ed economica del paese, che è stata proprio ieri descritta dai report della Banca d’Italia come disastrosa, anche più di come fosse un anno fa, quando i tecnici furono chiamati a “salvare la Patria”.

Inutile insistere sul fatto che avevamo da tempo avvertito che le ricette economiche imposte dalla UE e dal FMI non avrebbero risolto nulla. lo dicevamo non perché al FuffaPost ci fosse chissà quale genio della scienza economica, ma solo perché ormai da anni, almeno dal default Argentino, seguiamo le vicende economiche internazionali ed era facile pertanto prevedere quello che si è verificato in Europa, dove nessun paese che ha percorso le strade indicate dalle autorità economiche sovranazionali è riuscito a lenire le conseguenze della crisi, ma ne ha peggiorato l’esito, tranne la Grecia che ormai è stata certificata come di fatto fallita anche dallo stesso FMI.

Angela-Merkel-Christine-Lagarde-

Christine Lagarde con Angela Merkel

L’inefficacia delle sue politiche è ormai evidente anche ai vertici dell’ente, tanto che sia il nuovo presidente Christine Lagarde sia suoi capo economisti Olivier Blanchard e  Daniel Leight hanno dovuto ammettere che le politiche di austerità imposte hanno avuto un effetto contrario a quello previsto.

Si potrebbe a questo punto pensare che si sia finalmente deciso di cambiare strada, ma francamente non ci sentiamo di essere così ottimisti e riteniamo invece che qualunque governo dovesse essere formato domani in Italia, continuerebbe a percorrere l’unica strada conosciuta: quella di tassare i cittadini fino alla bancarotta dei privati e dello Stato.

Basta ascoltarli, i nostri politi di professione, i Bersani, i Fini, i Casini etc, per avere immediatamente l’impressione di persone che concepiscono la politica solo come i giochetti di corridoio per distribuirsi le poltrone, ma che non sanno niente dei problemi che dovrebbero risolvere, limitandosi tuttalpiù a ripetere qualche appunto preparato dal consigliere di turno e imparato a memoria cinque minuti prima dell’intervista o della conferenza stampa.

La situazione imporrebbe scelte decise e coraggiose, cominciando dalla riforma istituzionale, ma guarda caso nessuno ormai parla più ridurre il numero di parlamentari e il numero delle persone che vivono di politica. L’unico ad averla nel suo programma era Matteo Renzi, ma dopo la sua sconfitta alle primarie del PD l’argomento sembra essere svanito nel nulla, insieme alle istanze di rinnovamento della classe politica, come dimostrano le liste che i partiti stanno presentando in questi giorni, colme di parenti, affini e fedeli sodali dei leaders e delle solite vecchie facce dei capi bastone portatori di voti, oltre che della solita raccolta di facce note di attori, cantanti, sportivi  che dovrebbero dare lustro e consensi.

Occorrerebbero scelte decise, coraggiose e innovative, mentre non si sente dire altro che “in altri paesi si fa così”, come se un provvedimento fosse buono per tutte le diversissime realtà socio economiche d’Europa e del mondo. la verità è che, tranne rarissime eccezioni, i nostri politici non sono all’altezza del compito che si arrogano di svolgere, per cui aspettiamoci ancora la formazione di un governo che si limiterà ad eseguire gli ordini ricevuti dall’estero. Del resto a questo sono serviti i tecnici dell’ultimo governo.