A che serve avere un Governo?

Un Governo?

Un Governo?

A che serve indire una consultazione elettorale, se la volontà popolare sarà inascoltata?
Questa è la riflessione che l’elettore medio di questo paese chiamato, forse non ancora per molto tempo, Italia dovrebbe fare, leggendo le cronache dal palazzo.
Appare ormai evidente a tutti che il governo incarica, come già il precedente, è eterodiretto e che le decisioni vengono prese altrove che a Roma, gloriosa e cadente capitale di uno Stato che fu.
L’ultima uscita del ministro per lo sviluppo economico Fabrizio Saccomanni sulla impossibilità di abolire l’Imu sulla prima casa appare infatti chiaramente come una voluta imposizione della volontà del potere centrale europeo e segnatamente della BCE di Mario Draghi, di cui Saccomanni è il diretto referente all’interno del governo Letta, contro quella di una parte della politica italiana, quella più restia a non obbedire agli ordini dei veri potenti del continente.
Impossibile infatti pensare che il governo non sia capace di trovare due miliardi di euro, su un bilancio totale di ottocento, per coprire l’abolizione della tassa più odiata dagli italiani, e che si stia invece volutamente cercando lo scontro frontale con l’opposizione, contando sul fatto che nessuno vuole veramente far cadere il governo e che è praticamente impossibile tornare alle urne.
Abbastanza comico notare pure che quelli che dovrebbero fare da cani da guardia della democrazia, i media liberi e democratici, abbaiano al colpo di Stato se qualcuno “attenta” alla vita del governo, seguendo quelle che dovrebbero invece essere le regole sulle quali si fondano i regimi democratici, che prevedono l’alternanza dei governi quando quelli in carica  perdono il sostegno popolare, ma fingono di ignorare che il colpo di Stato c’è già stato, quando fu nominato Presidente del Consiglio il senatore a vita Mario Monti e con la trasformazione di fatto della Repubblica Parlamentare in Repubblica Presidenziale.
Non c’è alcun dubbio che la situazione reale del paese è così grave e ingarbugliata che alcuni strappi costituzionali erano indispensabili, ma il fatto che dopo due anni la situazione non solo non è stata sanata ma si continua imperterriti a continuare nel solco tracciato dell’illegalità costituzionale (e mentre gli accecati “partigiani” della carta costituzionale gridano all’attentato contro ogni tentativo di riforma) costruiscono invece “emergenze” inesistenti.
Solo tanti utili, inconsapevoli  idioti che aiutano i carnefici a distruggere l’Italia senza rendersene conto, oppure mercenari senza onore pronti a qualsiasi bassezza in nome del soldo? Un dubbio che si va via via sciogliendo con il tempo che passa, facendo optare per la seconda ipotesi.
Sembra infatti impossibile che, davanti ad un piano ormai così sfacciatamente pubblico e comprensibile di spoliazione morale, economica, culturale e civile ai danni di un popolo (più popoli se guardiamo a cosa sta accadendo in tutta Europa), persone acculturate e di normale intelligenza continuino a non capire.
A capire sono invece tanti italiani, che però non hanno né voce né mezzi per farla sentire adeguatamente, solo possono estraniarsi dalla vita civile, rinunciando ad esercitare quei diritti politici propri dei cittadini di uno Stato democratico, sancendo la definitiva rottura del patto sociale che è alla base di ogni regime politico: lasciamoli soli i nostri politici, che continuino pure ad esercitarsi nelle loro inutili strategie e tattiche da corridoio. Sono esseri ormai inutili, burattini senza fili che inseguono un potere le ricche prebende riservati ai servitori di Palazzo.


Da un Mario all’altro: Draghi uomo dell’anno per il Financial Times

Mario Draghi

Mario Draghi

La notizia era stata data dalle agenzie già nella notte tra Giovedì e Venerdì, e francamente ci saremmo aspettati di vederla sulle prime pagine di tutti i media nazionali con grande risalto, invece non è stato così, perché i principali giornali hanno preferito darla nelle pagine dedicate alla finanza e all’economia, non diciamo nascondendola, ma certamente evitando di darle il massimo risalto.
La ragione alla base di questa scelta è probabilmente quella che la motivazione con la quale il Financial Times ha nominato Mario Draghi, governatore della BCE, uomo dell’anno, avrebbe messo un pò in ombra il Mario che è oggi al centro delle manovre politiche nazionali e già primo ministro nominato dai cosiddetti “poteri forti”, che sono poi anche gli editori dei grandi giornali. Per  Time infatti è stata l’azione del governatore della BCE Draghi a salvare la moneta unica europea e a far abbassare gli spread dei titoli di stato Italiani e Spagnoli e non le manovre dei governi Monti e Rajoy, cosa peraltro ben nota a chi ha un minimo di conoscenza dei fatti che accadono in questi tempi bui che stiamo vivendo.
“Nell’ambito del nostro mandato, la BCE è pronta a fare tutto quello che serve per preservare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”. Questa l’affermazione di Draghi, rilasciata a Londra lo scorso 26 Luglio, che  ha quietato i mercati dei titoli di stato. Il governatore aveva con quella lanciato un avvertimento chiaro agli speculatori che la BCE avrebbe usato tutti i sui mezzi finanziari, praticamente illimitati, per salvaguardare la moneta unica europea, e quelli hanno recepito la minaccia.
Il punto è che il riconoscimento del quotidiano economico conferma come solo l’ente che emette moneta può controbattere efficacemente le manovre speculative sui mercati, mentre pochissimo possono i governi nazionali, compreso quello dei tecnici guidato da Monti. Questo vuol anche dire che la scelta del prossimo primo ministro italiano non può influire sul saggio d’interesse pagato dai titoli di stato nazionali, o non così pesantemente come viene oggi fatto credere. Del resto l’andamento dei mercati finanziari dopo le annunciate dimissioni di Monti lo dimostrano ampiamente: le quotazioni, dopo un iniziale impennata sono infatti ridiscese e si sono assestate sui livelli medi di questo periodo.

La nomina del FTconferma infine che agli anglo-americani piace Mario. Draghi e Monti sono in realtà le due facce della stessa medaglia, entrambi sono da sempre parte dell’apparato che sovraintende al funzionamento della finanza internazionale e oggi sono investiti della missione di riparare i suoi ingranaggi mal funzionanti, ma certamente non quella di fare gli interessi dei cittadini europei e italiani in particolare.
Il futuro è dunque già segnato e del resto tutti, da Berlusconi a Bersani sono consapevoli di questo, tanto che si contendono il professor Monti neanche fosse la belle Helene.