Oscar Giannino, gli Italiani e l’autocertificazione

'ANTIMEETING DI FARE PER FERMARE IL DECLINO - PRIMA CONVENTION NAZIONALE

Come sempre accade sono le piccole sventure umane a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, che eppure dovrebbe avere ben altre cose a cui pensare. Non ha fatto eccezione la tragicomica vicenda del falso master in corporate and public finance mai conseguito nel prestigioso ateneo del Chicago Booth millantato dal giornalista economico Oscar Giannino, costretto infine ad ammettere le balle raccontate sui suoi titoli accademici, praticamente inesistenti avendo Giannino terminato la sua carriera scolastica col diploma di liceo classico. Oscar Giannino non è pertanto in possesso delle due lauree, in economia e giurisprudenza, che gli erano state, su suo stesso impulso, comunemente accreditate.

In realtà la condizione di non possessore dei suddetti titoli nulla toglie alla professionalità del  brillante giornalista, che ha dimostrato negli anni di avere conoscenze e qualità degne di nota, ma non di meno hanno gettato ombre sul suo operato e soprattutto sulla intera sua esistenza.

Gli specialisti del pettegolezzo hanno infatti scoperto che anche la vantata esperienza di cantante bambino in una edizione dello Zecchino d’Oro era in realtà una balla e sono in tanti ora a temere che tutto il racconto di una vita di esperienze belle e drammatiche, compresa la terribile malattia alla quale Giannino sarebbe scampato (e  corre l’obbligo a questo punto  usare il condizionale).

Paradossale poi che il giornalista, da buon estremista liberale quale si professa, abbia inserito nel programma del partito da lui fondato, Fare per fermare il declino, la proposta di abolire il valore legale del titolo di studio, secondo il principio che le qualità delle persone devono essere misurate sulle loro effettive conoscenze e capacità, invece che sui titoli conquistati nelle scuole. Una convinzione che stride con la necessità che Giannino ha sentito di inventarsi un Curriculum Vitae che di titoli è invece zeppo. Chissà che il frequentare tanti professoroni abbia stimolato la sua vanità e un certo celato sentimento di frustrazione e inferiorità, o se semplicemente il nostro eccentrico giornalista sia uno di quegli individui capaci di vivere in due differenti dimensioni, una reale e l’altra di sogno, riuscendo a fondere insieme quello che si è e quello che si vorrebbe essere.

Da quanto raccontano chi Giannino lo conosce da tanti anni, appare infatti chiaro che ad un certo punto della sua vita il giornalista abbia sentito il bisogno di essere qualcun altro. Per questo abbandonò i blue jeans e i maglioni per indossare cilindro e redingote, inventandosi il personaggio del dandy del giornalismo economico, quello che non era ma avrebbe voluto essere e al quale ha pure provveduto a donare un passato degno del suo rango. Una specie di Cavaliere di Seingalt del secondo millennio, con la differenza che nel mondo di oggi tutto è registrato e facilmente riscontrabile, se qualcuno ha interesse a farlo.

Per usare un immagine burocratica, Giannino si è autocertificato plurilaureato e “masterizzato”, il che fa capire come l’istituto dell’autocertificazione sia visto in Italia con un certo sospetto. Il pericolo che gli italiani, un popolo di simpatici pallonari, possano approfittare in modo scorretto dell’indubbia facilitazione offerta dalla possibilità di evitare la presentazione di documenti ufficiali è troppo forte, come l’esperienza dimostra. Il contrario di quanto accade nel mondo anglosassone che tanto piace a Giannino, nel quale si può anche circolare tranquillamente senza documenti d’identità, fidandosi le autorità della parola dei cittadini. In caso però di dichiarazione falsi in quei paesi scattano immediate e sicure sanzioni pesantissime, sanzioni che non sono previste in Italia per queto genere di comportamento.

Anche nel futuro  di Oscar Giannino non ci sono sanzioni in vista, tranne quella delle prese in giro che in queste ore affollano la rete, ci sono invece le difese appassionate degli amici e dei sodali, che per quel simpatico sparaballe del loro amico sono disposti ad abbracciare una causa persa in partenza.

Da notare infine come era facile smontare la panzana di Giannino se in Italia si operasse una prassi di riscontro delle notizie logica ed efficace sebbene semplicissima. Quella della verifica delle fonti originali. Dalla lettura della discussione concernente la voce dedicata ad Oscar Giannino da Wikipedia, si può infatti vedere come la curatrice Oriettaxx avesse immediatamente scoperto, interpellando la Chicago Booth, che nessun Giannino aveva mai frequentato i corsi dell’Istituto americano. Incredibilmente però le sue considerazioni sono state messe in minoranza da altri curatori, che probabilmente influenzati dalle simpatie per il personaggio e delle sue idee hanno preferito dal credito alle fonti secondarie, come la biografia pubblicata sul sito dell’Istituto Bruno Leoni, e alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Oscar. con la giustificazione di “se lo ha detto lui sarà vero”. Invece erano tutte balle


Il Paese dei (para) guru

Oscar Giannino elegantissimo il giorno del suo matrimonio

Oscar Giannino elegantissimo il giorno del suo matrimonio

Quello di vantare prestigiosi diplomi, conseguiti in altrettante prestigiose università, è un vezzo che appartiene a molti e una buccia di banana sulla quale tanti hanno finito per scivolare. Ricordiamo l’inesistente master della Bocconi vantato da Daniela Santanché, la laurea in medicina mai conseguita da Umberto Bossi e quella albanese del figlio Renzo, detto il trota, oppure di quella in psicologia del consigliere regionale della Lega Nord Monica Rizzi, ma chissà quanti altri dei titoli vantati dai nostri politici esistono solo nei loro ricchi curricula e senza considerare quante delle lauree effettivamente possedute sono state realmente guadagnate con lo studio.

Fa però specie che a balzare improvvisamente agli onori della cronaca per falso titolo preteso sia il fondatore del partito “Fare, per fermare il declino”, il giornalista economico dandy Oscar Giannino, molto popolare anche per i suoi stravaganti abbigliamenti e che a portare alla luce il falso sia un suo compagno e collega, Riccardo Zingales, che per questo motivo ha pure abbandonato il movimento politico che aveva contribuito a fondare.

Una scelta, quella di Zingales, netta e motivata dalla volontà di non voler accettare nel suo partito queste piccole furberie tipiche del sottobosco politico italiano e anche se Giannino ha replicato che si tratta in realtà di un equivoco, non sembra che il professore Padovano abbia intenzione di recedere dalle sue intenzioni.

Luigi Zingales

Luigi Zingales

La vanità ha dunque tradito Giannino? l’unica cosa che sappiamo è che in paesi diversi una simile disavventura costerebbe caro a qualsiasi politico. Basti pensare come in Germania siano stati costretti alle dimissioni due ministri importanti del governo Merkel quando fu provato che avevano copiato le loro tesi di dottorato.

In Germania pare anzi che l’investigazione dei titoli accademici e delle opere dei vari esponenti politici sia la nuova arma per silurare i rivali, se c’è chi ha messo in piedi una vera e propria agenzia per passare al setaccio tesi di laurea e libri firmati da politici tedeschi alla ricerca dell’eventuale plagio.

Immaginate cosa accadrebbe se questi controlli fossero diretti verso la nostra classe politica: quanti dei nostri politici uscirebbero indenni dal controllo sistematico dei  titoli e delle opere che si attribuiscono?